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"Tra deserto e mare"
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Un viaggio dove le immensità dell’Oceano Indiano e dei deserti arabici si incontrano e dove lunghe spiagge incontaminate, inframmezzate da piccole insenature, da promontori rocciosi e da dune di sabbia bianca che si perdono nell’oceano, fanno da contraltare a stupendi ed aspri paesaggi, in cui, canyon profondi, gole, oasi e sperduti villaggi dalle case di fango e pietra, incontrano antiche roccaforti dal passato glorioso, terrazze verdeggianti ed imponenti dune dorate.
Mercoledì 31 gennaio -Il nostro viaggio verso la terra omanita inizia nel tardo pomeriggio grazie a Laura ed Enzo che con largo anticipo ci portano all'aeroporto di Milano Malpensa. Dopo aver consegnato i bagagli e fatto il check-in al banco di Oman Air, compagnia area con cui viaggeremo, ci rendiamo conto di aver lasciato una power bank per la ricarica dei telefoni cellulari all'interno di uno dei bagagli. Per una disattenzione rischiamo di compromettere l’imminente partenza, in quanto la procedura per il recupero delle valigie, richiede l'intervento del personale della compagnia che deve indirizzarle all'area arrivi. Solo dopo una snervante attesa di circa un'ora, riusciamo a ritornarne in possesso. Con il tempo che stringe, lasciamo l’area degli arrivi per ritornare nuovamente al banco delle partenze e dopo aver recuperato il famigerato oggetto che non può viaggiare in stiva, completare un secondo check-in pochi minuti prima della sua chiusura. Tirato un sospiro di sollievo ci rechiamo immediatamente al controllo passaporti per poi raggiungere il gate, situato oltre tutto nell'ala più remota di Malpensa 2. Al momento dell’imbarco ci siamo anche noi; ora possiamo rilassarci, in attesa del decollo che avviene puntuale alle 21.30.
Giovedì 1 febbraio - Trascorsa la notte in volo, alle 6.45, atterriamo all'aeroporto internazionale di Muscat. A causa del notevole affollamento creatosi al controllo passaporti, per l'arrivo in concomitanza di un altro aereo, impieghiamo oltre un'ora per ottenere l'apposizione del visto, richiesto precedentemente on-line. Recuperati i bagagli, arrivati regolarmente nonostante la disavventura di ieri, ci dirigiamo nel salone degli arrivi ed allo sportello della Omantel, la principale compagnia telefonica locale, acquistiamo due SIM card da apporre nei cellulari e subito dopo agli uffici della compagnia di autonoleggio Europcar per espletare le pratiche per il ritiro dell’auto prenotata tramite internet. Grazie ad un upgrade gratuito ci assegnano una Chevrolet Tahoe, mastodontico Suv a quattro ruote motrici con cui lasciamo l’area aeroportuale per dirigerci verso il centro dell’unica capitale della penisola arabica edificata senza imponenti grattacieli. Parcheggiamo nelle immediate vicinanze del mercato del pesce, nel quartiere di Mutrah e dopo aver percorso la parte iniziale della Corniche, l’elegante lungomare che costeggia la baia, ci dirigiamo al suq, intricato dedalo di vicoli e passaggi coperti su cui si affacciano negozi gestiti prevalentemente da indiani e bengalesi che vendono tutti le stesse tipologie di merce: abbigliamento tradizionale, profumi, tessuti variopinti, souvenir e naturalmente, l'immancabile incenso. E’ affollatissimo, tanti i turisti in grande maggioranza italiani, scesi da una nave da crociera, la Costa Toscana, ormeggiata in porto. Il caldo, unito alla stanchezza per la notte trascorsa in aereo, ci consigliano di rimandare le visite che avevamo in programma e di raggiungere l’hotel dove dalle 14 possiamo effettuare il check-in e farci assegnare la camera prenotata tramite Booking. Dopo un paio d'ore di riposo, alle 16.30, con il sole che inizia a scendere sull’orizzonte, ci prepariamo per ritornare in centro città. Parcheggiamo nuovamente nei pressi del mercato del pesce ed all'imbrunire deliziati da una leggera brezza portata da nuvole nere addensatesi sul mare, ci incamminiamo lungo la Corniche; con la nave da crociera salpata, sono pochi i turisti che con le molte famiglie locali passeggiano ed animano il lungomare.
Venerdì 2 febbraio - In auto ci rechiamo nuovamente a Mutrah, per iniziare la giornata con la visita al mercato del pesce, moderna struttura dal design curvilineo che segue armoniosamente il profilo della Corniche e dell’attigua baia; è molto animato, con tanti clienti che si aggirano tra i banchi ricolmi di pesce fresco. Proseguiamo la nostra passeggiata raggiungendo nuovamente il suq, uno dei più antichi dell'Oman, dove ci aggiriamo per gli stretti e tortuosi vicoli che per secoli hanno rappresentato un crocevia per gli scambi commerciali grazie alle merci provenienti da paesi lontani. Essendo ancora abbastanza presto e per di più in un giorno festivo, molti negozi sono ancora chiusi; poche anche le persone presenti. Lo attraversiamo per dirigerci al vicino forte, costruzione omanita risalente al 1530 a cui successivamente i portoghesi aggiunsero due torri ed ulteriormente potenziato, con altri bastioni, nella seconda metà del XVIII° secolo durante la dinastia Al Busaid. Ci spostiamo al suq dell'oro, ma anche qui sono poche le botteghe aperte. Ritornando al parcheggio, attraversiamo il mercato ortofrutticolo e mentre acquistiamo della frutta fresca, abbiamo il piacere di fare conoscenza con l'Ambasciatore italiano in Oman, persona giovane e squisita, anche lui impegnato a fare acquisti con la moglie e la figlioletta. In auto ci spostiamo al parcheggio del Museo Nazionale e a piedi raggiungiamo l'Al Alam Palace, la residenza ufficiale del Sultano, la moschea Al Khor Masjid ed i due imponenti forti portoghesi del XVI° secolo, Al Jalali e Al Mirani, che sorvegliano l'ingresso del porto. Per il pomeriggio abbiamo in programma di esplorare la costa nei dintorni della capitale; ci dirigiamo pertanto verso sud, fermandoci a Qantab, piccolo villaggio di pescatori dove con una breve passeggiata sulla spiaggia raggiungiamo un promontorio da cui si gode una splendida vista sul villaggio e sulle barche da pesca che punteggiano la baia, con alcune di esse intente a gettare le reti a ridosso della costa. Proseguiamo fino a Bandar Al Khairam, dove un'altra breve camminata ci permette di ammirare dall'alto, golfi, baie ed insenature di una costa incredibilmente frastagliata. Facciamo quindi ritorno a Muscat, per ammirare nella fantastica luce del tramonto, la Royal Opera House e concludere la serata con una nuova visita all'Al Alam Palace, il palazzo del Sultano, splendidamente illuminato.
Sabato 3 febbraio - Alle 8.00 lasciamo l’hotel per dirigerci ad uno dei simboli più iconici dell'Oman moderno: la Grande Moschea del Sultano Qaboos, importante espressione dell’architettura islamica moderna, inaugurata il 4 maggio 2001 e donata alla nazione e al popolo, dal Sultano stesso, per celebrare il suo trentesimo anno di regno. Siamo tra i primi turisti ad arrivare e dopo aver attraversato i curatissimi giardini adorni di aiuole fiorite, raggiungiamo la sala di preghiera riservata alle donne. Sebbene molto bella, è solo un preludio alla grandezza e alla sontuosità della sala principale, quella destinata agli uomini. L'impatto è stupefacente: un ambiente enorme, decorato con una maestria incredibile, dove il bianco candido del marmo di Carrara si alterna ai magnifici mosaici nelle tonalità del blu e del turchese. E’ arredata con un enorme tappeto persiano tessuto a mano in un unico pezzo il cui disegno rispecchia quello del soffitto ed è impreziosita da un gigantesco lampadario realizzato con circa seicentomila cristalli Swarovsky che troneggia al centro della sala. Molto bella anche la parte esterna con porticati e colonnati in marmo bianco, dominati dai minareti e dalla cupola dorata che ricopre la sala di preghiera. Il tutto in un contesto estremamente curato e dalla pulizia impeccabile. Noi ci tratteniamo fino alle 10.30, godendoci fin quasi all’orario di chiusura per i non musulmani, la magnificenza e la sacralità del luogo; poi, ripresa l’auto, iniziamo il nostro viaggio alla scoperta del sud del paese. Dopo aver superato la cornice montagnosa che sorge alle spalle di Muscat affrontando una ripida salita a tornanti seguita da una altrettanto ripida discesa, attraversiamo un vasto altipiano caratterizzato da piccole montagne coniche che degrada dolcemente verso il mare. Raggiunta la costa deviamo verso l’interno; un breve tratto asfaltato ci conduce ad una pista sterrata in buone condizioni che seppure molto stretta ed in alcuni punti con salite e discese assai ripide ci porta a Wadi Al Arbeein. Ci addentriamo per un breve tratto lungo il letto del fiume che presenta pozze profonde per poi passeggiare all’interno del villaggio incuneato tra il fiume e le ripide pareti rocciose della montagna. Per il ritorno verso la costa utilizziamo un percorso diverso, molto spettacolare, con la pista che frequentemente si snoda nel letto del fiume in una zona molto bella e di grande effetto, tra pareti rocciose, gole e canyon. Ritornati sulla strada asfaltata raggiungiamo il cratere di Bimmah Sinkhole, profonda cavità carsica formatasi nel terreno, in cui si infiltra la vicina acqua del mare creando una sorta di piscina naturale. Una dolina tuttavia con acqua piuttosto sporca ma con diversa gente, in grande prevalenza locali, intenta a fare il bagno nonostante il nome significhi “La casa del diavolo”.
Domenica 4 febbraio - Lasciamo il Tiwi Pearl Villa, edificio di recente costruzione situato nel cuore della parte più antica del villaggio di Tiwi dove la maggior parte delle case, costruite con mattoni di fango e paglia, sono collassate per mancanza di manutenzione e per l’azione erosiva delle piogge che negli anni ne hanno indebolito e sgretolato la struttura, per spostarci al parcheggio di Wadi Shab. Con una piccola barca a motore veniamo traghettati sulla sponda opposta del fiume dove ha inizio il sentiero che dopo un tratto pianeggiante, comincia dolcemente a salire e si inoltra nel wadi, aggirando grossi massi. Il paesaggio è molto bello con la presenza di palme nella parte iniziale, che lasciano spazio, risalendo la gola, a rocce e sassi. Verso le 11.00, soddisfatti del trekking, che si snoda lungo un percorso abbastanza agevole, e dalla bellezza selvaggia della gola, siamo nuovamente alla macchina. Ci spostiamo a Wadi Tiwi, che si raggiunge percorrendo una strada molto stretta e che presenta tratti molto ripidi; raggiunto il villaggio di Mibam, ci rechiamo a vedere una piccola cascata che si getta in una pozza d’acqua verde smeraldo. Ridiscendiamo lentamente a valle e ripresa la strada statale 17 ci spostiamo a Sur, una delle più antiche città omanite, considerata da alcuni storici la città d'origine del popolo fenicio, per secoli un importante porto commerciale al centro dei traffici tra la penisola arabica, il continente africano e l'India. Facciamo una sosta per ammirare il castello di Bilad Sur ed il forte Sunaysilah, situato sulla sommità di una collina da cui si gode una bella vista sulla cittadina e che, sebbene chiuso e visitabile solo dall'esterno, si presenta imponente e ben conservato. E’ poi la volta del villaggio di Al Ayjah famoso per il suo cantiere navale dove ancora oggi vengono realizzati i dhow, le tradizionali imbarcazioni in legno, per poi proseguire lungo la strada che fiancheggia la spiaggia fino a raggiungere il faro. Con un ultimo trasferimento raggiungiamo Al Hadd dove arriviamo, seppure siano solo le 18.00, quasi con il buio.
Lunedì 5 febbraio - Lasciamo l’hotel situato ai margini di una vecchia pista di un aeroporto militare costruito dagli inglesi durante la seconda guerra mondiale, per recarci alla spiaggia dove le tartarughe vengono a deporre le uova, essendo Ras Al Hadd, estremo promontorio orientale della penisola arabica, il più importante luogo di riproduzione delle tartarughe marine verdi. Parcheggiata l’auto nei pressi delle baracche utilizzate dai pescatori, camminiamo sulla battigia, percorrendo l'intera spiaggia in entrambe le direzioni; purtroppo di tartarughe non ne avvistiamo, ma ben visibili sono un paio di tracce, lasciate probabilmente nella tarda nottata da esemplari che hanno riguadagnato il mare dopo la deposizione. Ci spostiamo nel vicino paese di Ras Al Jinz, in un'altra spiaggia, importante luogo per la nidificazione, ma anche qui la fortuna non ci assiste; facciamo pertanto ritorno in hotel, concedendoci una breve sosta sulla spiaggia situata alla fine della vecchia pista aeroportuale. Alle 10.30 siamo pronti per rimetterci in viaggio e proseguendo lungo la strada costiera transitiamo per la cittadina di Al Ashkharah, dove al porto, vediamo alla fonda numerosi dhow. Ci spostiamo verso l’interno, per recarci a Bani Bu Ali e vedere la Hamoud Al Masjid, la moschea delle 52 cupole, edificio religioso molto diverso dalle classiche moschee omanite, per via della sua architettura. Suggestivo anche il contesto che la circonda, un vecchio quartiere con molte antiche abitazioni, alcune ormai ridotte a ruderi ed un vecchio forte, che conserva ancora il suo fascino seppure sia ormai in rovina. Poco lontano ammiriamo un’altra graziosa e piccola moschea, situata nelle immediate vicinanze della parte più antica del villaggio, all’interno di un palmeto. Percorsi pochi chilometri ci fermiamo ad un altro forte, questa volta integralmente restaurato: quello di Bani Buhassan. Entriamo nel vasto cortile interno, cinto da imponenti mura per avere una visione d’insieme del corpo principale della fortezza dalla curiosa forma circolare, costruita a ridosso delle mura stesse.
Martedì 6 febbraio - Lasciamo l’hotel di Romail raggiunto nella serata di ieri percorrendo un’autostrada a tre corsie, sorprendentemente deserta, per dirigerci alla prima meta odierna: il Wadi Bani Khalid. Lasciata l’auto nel grande parcheggio ancora deserto, ci incamminiamo verso il lago fiancheggiando un grande palmeto dove vediamo alcune donne beduine intente a lavare tappeti e a governare le capre. Lo oltrepassiamo e ci addentriamo nel wadi vero e proprio, un canyon spettacolare, caratterizzato da un flusso d'acqua costante tutto l'anno, che scorre tra alte pareti rocciose ed enormi massi levigati formando pozze d'acqua cristallina. Ci inoltriamo fino alla suggestiva grotta di Miqab Cave, per poi intraprendere il cammino di ritorno e solo allora ci rendiamo conto di quanto la scelta dell'orario sia stata azzeccata. Partendo alle 8.30 abbiamo potuto goderci, nella fantastica luce mattutina, l'intero percorso in solitudine, mentre durante il ritorno, lungo il sentiero abbiamo incontrato una processione continua di persone che risaliva il wadi. Ed in effetti quando tre ore dopo ritorniamo al parcheggio, lo troviamo gremito di minibus e fuoristrada delle diverse agenzie turistiche. In auto scendiamo al villaggio di Al Qahlah, per poi proseguire verso fondovalle, ripercorrendo la strada fatta al mattino, per prendere l’autostrada per Bidiyah. Attraversata la cittadina, alle 14.00, raggiungiamo l’Oman Desert camp dove ci incontriamo con Faiz, del Sunrise Camp. Ci sgonfia leggermente le gomme del nostro fuoristrada per permetterci di affrontare le dune del deserto e ci invita a seguire un pick-up 4x4 che trasporta scorte d'acqua per rifornire il campo. Ci inoltriamo per undici chilometri con un percorso spettacolare tra due imponenti crinali di dune nel cuore del deserto di Sharqiyah Sands, conosciuto anche come deserto del Wahiba, un'immensa distesa di sabbia dalle mille sfumature, che variano dal rosso intenso al marrone dorato e che si estende dalle montagne dell'Hajar fino al Mar Arabico. Dopo aver superato un costone di dune, arriviamo al nostro campo, un'oasi di tranquillità composta da sole cinque tende, situata in un'area defilata ed incredibilmente bella. Verso le 16.30 ci arrampichiamo sulle imponenti dune circostanti per raggiungere quelle più alte da cui si gode una stupenda vista d’insieme su una delle aree desertiche più affascinanti del Sultanato, dove grazie ai numerosi pozzi d'acqua, le tribù beduine, allevano da secoli, greggi di capre e cammelli. Purtroppo non riusciamo a goderci il tramonto; nel pomeriggio il cielo si è progressivamente coperto e le nubi nascondendoci il sole ci hanno impedito di goderci lo spettacolo. Non ci resta che sperare nell'alba di domani.
Mercoledì 7 febbraio - Ci svegliamo alle 6.15 con la speranza di assistere all'alba, prevista intorno alle 6.40. Purtroppo, il cielo è ancora coperto e le dense nuvole all’orizzonte ci precludono la vista del sorgere del sole. Decidiamo di dirigerci ugualmente verso le dune più alte che circondano il campo tendato per una suggestiva camminata nel deserto mattutino. L'aria è fresca e sebbene il cielo grigio non esalti i colori delle dune, il paesaggio rimane comunque spettacolare. Alle 10.30 lasciamo il campo e scendendo lungo gli stretti passaggi ai piedi delle dune raggiungiamo la pista; con la trazione integrale inserita e le gomme leggermente sgonfiate la nostra Chevrolet Tahoe, pur essendo di grandi dimensioni, si muove agilmente ed è divertente da guidare anche sulla sabbia. A Bidiyah, la prima sosta è da un gommista dove facciamo riportare la pressione degli pneumatici ai valori per la guida su asfalto. Ora possiamo rimetterci in viaggio e dopo aver percorso sia un tratto di strada normale che uno di autostrada, raggiungiamo Ibra. Ci rechiamo nella zona del suq, dove vediamo che stanno già smantellando il mercato in quello che viene chiamato “il suq delle donne”; riusciamo comunque a fare un rapido giro ed osservare alcune donne beduine, vestite negli abiti tradizionali, intente nelle ultime trattative. Dopo aver attraversato anche il suq principale che troviamo quasi deserto, ci spostiamo nel vicino quartiere di Al Minzifah dove tra case recenti ed abitate, si ergono le rovine del vecchio quartiere di Ibra, un agglomerato di antiche case in mattoni crudi a due o tre piani, testimonianza di un periodo prospero durante il quale i ricchi uomini d'affari della città costruirono magnifici palazzi, che oggi, seppure in rovina, conservano ancora tracce della loro passata grandezza, con belle finestre e elaborate decorazioni sugli stipiti delle porte, che narrano storie di un tempo lontano. Al termine della visita raggiungiamo la cittadina di Sinaw e depositati i bagagli in hotel, a piedi ci rechiamo al suq per un primo sopralluogo, in vista del mercato previsto per l'indomani.
Giovedì 8 febbraio - Alle 7.00 usciamo dall’albergo e subito ci rechiamo al suq: non è molto affollato ad eccezione dell'area riservata al mercato del pesce in cui fervono le trattative grazie al tantissimo pescato fresco esposto sui banchi per attirare i numerosi acquirenti. Aggirandoci per il mercato scopriamo un angolo insolito e particolarmente interessante: è quello dove vengono venduti vecchi fucili ed impugnature decorate per il khanjar, il classico pugnale ricurvo che gli omaniti portano tradizionalmente alla cintura. Notiamo la presenza di diverse donne, molte delle quali, di origine berbera, hanno il viso coperto dalla caratteristica maschera e, nonostante la presenza di cartelli indicatori, l'assenza del mercato del bestiame, pur essendo oggi il giorno dedicato anche a quel tipo di commercio. Grazie alle indicazioni di due signori spagnoli che viaggiano con il loro fuoristrada, veniamo a sapere che il mercato del bestiame è stato spostato in un'area periferica. Trovandosi ad un paio di chilometri, risaliamo in auto per raggiungere immediatamente la spianata sterrata dove decine di pick-up stazionano con il loro carico di pecore, capre e vitelli, mentre in un'area più distante sono radunati i dromedari. Molte le persone presenti, tra cui parecchie donne, che partecipano attivamente alle compravendite. Verso le 10.00 le contrattazioni cessano e la spianata del mercato comincia a svuotarsi mentre i vari mezzi con il loro carico di bestiame e di persone riprendono la strada di casa. Noi ritorniamo ancora una volta al suq principale di Sinaw per poi rientrare in hotel a recuperare i bagagli e rimetterci in viaggio lungo la strada 32, che scende verso sud e che percorriamo fino al bivio per Duqm Salt. Ci attende uno sterrato di una trentina di chilometri che, dopo essere passato a fianco delle saline e dell'impianto per la lavorazione del sale, prosegue fino a raggiungere il mare e le spettacolari Sugar Dunes, un piccolo deserto di dune bianchissime, che creano un paesaggio surreale di incredibile bellezza a ridosso della costa. Percorrendo a ritroso la stessa pista facciamo ritorno alla strada 32 che seguiamo fino a Duqm, dove alla periferia della città, facciamo l'ultima sosta della giornata per vedere il Rock Garden, un'area caratterizzata da curiose formazioni rocciose dalle forme più svariate, modellate dall'erosione nel corso dei millenni.
Venerdì 9 febbraio - La giornata odierna inizia presto, con la partenza fissata alle 7.30, avendo in programma un lungo trasferimento verso le regioni meridionali. Dopo circa tre ore di viaggio, facciamo la nostra prima sosta al porto di Sawqirah dove assistiamo alle operazioni di scarico dai pescherecci del pescato della notte, che viene immediatamente caricato su camion frigorifero, mentre contemporaneamente grosse ceste di ghiaccio tritato vengono portate a bordo dei dhow e delle altre imbarcazioni da pesca. Proseguendo nel nostro viaggio verso sud, ci addentriamo in una vasta zona desertica dove gruppi di dromedari pascolano liberamente; seguendo i riferimenti con le coordinate rilevate durante la preparazione del viaggio, abbandoniamo la strada costiera per proseguire lungo una pista sterrata che risale il corso di un wadi e che inoltrandosi verso l'interno porta ad un'oasi dove si trova la cascata di Ash Schwaimiyya. A causa della stagione secca, la portata d'acqua è ridotta e la cascata, che si getta in un laghetto, si presenta piuttosto misera; ciò nonostante il luogo conserva comunque un notevole fascino. Ripercorriamo in senso contrario la pista sterrata che in buona parte si snoda nell’asciutto letto ghiaioso del fiume, per riprendere nuovamente la strada asfaltata, che dopo aver seguito per un lungo tratto la costa, sale poi sull'altopiano retrostante, dove dai diversi punti panoramici si hanno vedute spettacolari sui profondi canyon che si aprono verso il mare. Oltrepassiamo Hasik, ex villaggio di pescatori ed oggi cittadina in espansione, per puntare verso Taqah, che raggiungiamo, percorrendo gli ultimi trenta chilometri, con una comoda autostrada.
Sabato 10 febbraio - La prima tappa odierna è il piccolo porto di Mirbat, dove ogni mattina viene allestito un vivace mercato del pesce direttamente sul piazzale antistante il molo, da cui partiamo per addentrarci nelle strette vie del vecchio centro città, caratterizzato da antichi palazzi signorili, molti dei quali, sono purtroppo in condizioni molto precarie. Prima di lasciare l’antica capitale della regione del Dhofar, ci rechiamo anche a visitare il mausoleo di Bin Alì, piccolo edificio a due cupole, classico esempio di architettura medievale locale, circondato da un vasto cimitero con antiche lapidi funerarie. Lasciamo quindi la costa per salire sulla spettacolare cornice rocciosa dell’altopiano che la sovrasta, dirigendoci al punto panoramico di Jabal Samhan, da cui si gode una vista mozzafiato sulla costa, situata circa mille metri più in basso. Peccato che la foschia, causata dal caldo, penalizzi la nitidezza del panorama, che rimane comunque impressionante. Ci spostiamo a Wadi Darbat, un ampio wadi che ospita un lago e nonostante sia un luogo turistico assai popolare fra gli omaniti, non lo troviamo particolarmente affascinante, anche a causa della scarsa quantità d'acqua che rende le varie cascatelle pressoché asciutte. Dopo essere scesi a Taqah ed aver fatto una pausa di un paio d'ore in hotel, nel pomeriggio visitiamo il sito archeologico di Samahram, situato in una posizione suggestiva, nel punto in cui il Wadi Darbat sfocia in mare. E’ un insieme di rovine di un'antica cittadella fortificata, di cui purtroppo è rimasto ben poco; anche il piccolo museo annesso ha poco da offrire, eccezion fatta per un interessante video che ne racconta la storia. Conosciuto anche come Khor Rori, fu un importante porto per i commerci sulle rotte verso l'India e la Cina e rappresentava l'avamposto più orientale lungo l'antica via dell'incenso, che collegava il Mediterraneo, il Golfo Persico e l'India. Concludiamo la giornata a Taqah facendo un giro per il borgo, salendo al Borj Al Asker, antica torre di guardia che dall’alto di una collina domina il villaggio e visitando la Kofan Heritage House, una casa tradizionale in fango costruita centocinquanta anni fa e trasformata nel lodge-museo in cui alloggiamo, e il secolare ed imponente castello di Taqah, antica residenza ufficiale del governatore della regione.
Domenica 11 febbraio - Lasciamo il suggestivo lodge-museo per spingerci ulteriormente verso sud e dopo aver raggiunto, utilizzando un tratto di autostrada, Salalah, proseguiamo lungo la strada 47 che conduce al confine con lo Yemen. La prima sosta la effettuiamo a Mughsail Beach, una lunga e scenografica spiaggia al termine della quale si trova un'imponente scogliera che ospita la Marneef Cave, una grotta dovuta all’erosione marina, dove abbiamo la fortuna, mentre ammiriamo il paesaggio, di avvistare una tartaruga marina che nuota placidamente nell'acqua cristallina proprio sotto la scogliera. Proseguendo lungo la strada che a tratti costeggia il mare, offrendo panorami spettacolari, e in altri si addentra nell'interno valicando colline rocciose, raggiungiamo il bivio che conduce alle spiagge di Fazayat. Avventurandoci lungo una ripida pista sterrata raggiungiamo un tratto di costa meraviglioso, popolato da numerosi dromedari, in cui si susseguono incantevoli insenature di sabbia bianchissima bagnate da acque cristalline che variano di colore dal verde al blu e promontori rocciosi di origine lavica dalle forme bizzarre. A fare da cornice, l'imponente parete rocciosa verticale dell'altopiano che si erge alle loro spalle. Ritornati sull’asfalto e superato un check-point dell’esercito dove vengono controllati i passaporti, raggiungiamo il punto panoramico di Shaat dove la scogliera cade a picco sul mare per circa ottocento metri. Non proseguiamo oltre; facciamo ritorno verso Salalah, cercando di raggiungere il punto in cui si trova il relitto della nave cargo Jernas. Dopo un tratto di strada sterrata, ci inoltriamo su una pista che si snoda sulle aride colline a ridosso della scogliera su un percorso piuttosto duro ed accidentato, fattibile solo con un veicolo fuoristrada. Diversi passaggi per raggiungere il punto panoramico sulla scogliera, sotto il quale si trova il relitto della nave, sono abbastanza impegnativi e a complicare il percorso sono anche le numerose tracce che si intrecciano sul terreno. La vista dall’alto della scogliera, del relitto incagliato battuto dalle onde è però molto suggestiva e ci ricompensa della fatica fatta per raggiungerlo.
Lunedì 12 febbraio - Utilizzando l’autostrada lasciamo Salalah e ci spostiamo verso Taqah, per poi raggiungere, nell’entroterra, il sito di Ayn Athum, noto per una cascata. Purtroppo, non siamo nella stagione giusta e la parete rocciosa da cui l’acqua dovrebbe precipitare è completamente asciutta, così come il lago sottostante. La zona è comunque verde ma la vegetazione composta da erbe ed arbusti, fa pensare che ormai da qualche anno la cascata abbia ridotto notevolmente la sua portata. E’ tuttavia una zona collinare umida, ricca di alberi, con numerosi ricoveri per i cammelli, che insieme alle mucche, qui trovano erba ed arbusti con foglie, per approvvigionarsi di cibo. Facciamo ritorno a Salalah per dedicare un po' di tempo a ciò che la città ha da offrire: ammiriamo dall'esterno la bella e grande Moschea del Sultano Qaboos, purtroppo non visitabile all'interno essendo ormai passato l'orario di accesso per i non musulmani, il Palazzo del Sultano visibile solamente dall’esterno, ed il vivace suq di Alhafah. Nel pomeriggio ci rechiamo sulla spiaggia dove si trova un monumento eretto dalla Cina in onore di un navigatore ed esploratore cinese, Zheng He, che si dice abbia visitato queste coste nel XV° secolo e ci fermiamo insieme alle numerose famiglie locali che attendono il calare del sole, godendosi la fresca brezza del tardo pomeriggio sedute su sedie portate da casa e sistemate accanto alle proprie automobili.
Martedì 13 febbraio - Dovendo affrontare un lungo trasferimento verso il nord del paese, partiamo all’alba e nell’intenso traffico mattutino lasciamo Salalah, per prendere l’autostrada che sale sull’altopiano attraverso paesaggi sempre più aridi. Ci fermiamo a Wadi Dankah, valle pietrosa e semidesertica, per vedere le piantagioni di alberi di franchincenso (Boswellia sacra), pianta da cui, da millenni, si raccoglie una qualità di incenso molto pregiata. E’ da queste zone, nel cuore del Dhofar, che partivano le carovane e le navi con il prezioso carico dirette verso il Mediterraneo e l'Oriente. Noi proseguiamo verso nord; dopo alcuni chilometri l’autostrada ritorna ad essere una normale strada a due sole corsie pur continuando a snodarsi piatta e rettilinea tra gli spazi infiniti del deserto del Rub al Khali, il "Quarto Vuoto", uno dei deserti sabbiosi più grandi ed inospitali del pianeta, diviso tra Oman, Arabia Saudita, Yemen ed Emirati Arabi. Attorno a noi sabbia e sassi a perdita d'occhio, interrotti solo da qualche sporadico e minuscolo insediamento urbano; oltrepassata la cittadina di Haima, importante snodo nel deserto, puntiamo verso Nizwa. Ma prima di raggiungere la nostra destinazione di questa giornata trascorsa in viaggio, facciamo una sosta a Manah per vedere il castello di Al Fiqain, imponente fortezza, costruita circa quattrocento anni fa e circondata da un vecchio borgo con abitazioni in terra ormai ridotte a suggestivi ruderi.
Mercoledì 14 febbraio - Da Nizwa ci dirigiamo a Birkat Al Mouz, villaggio in cui si trova il posto di polizia dove vengono controllati i documenti del mezzo che guidiamo in quanto nonostante la ripida salita verso Jebel Akhdar sia larga e magnificamente asfaltata, a causa delle notevoli pendenze, l'accesso è consentito solo ai mezzi dotati di trazione integrale. Una scelta che non ha un criterio strettamente logico, poiché il vero problema non è la trazione a salire, quanto piuttosto un uso attento del freno motore per non surriscaldare l'impianto frenante durante la discesa. Una deviazione su una ripidissima strada sterrata, dove la trazione integrale si rivela effettivamente necessaria, ci permette di raggiungere la prima meta della giornata, il suggestivo villaggio di Al Suwjara, arroccato su una falesia ed oggi trasformato in albergo diffuso, di cui solo una parte è visitabile essendo il resto riservato agli ospiti. Proseguiamo quindi fino ad uno dei punti panoramici della Jebel Akhdar, la "Montagna Verde", famosa per le coltivazioni di rose, che in questa stagione tuttavia, non si presenta fiorita pur offrendo comunque viste spettacolari sulla valle e sulle coltivazioni a terrazza. Ci spostiamo nel vicino villaggio di Saiq per intraprendere un breve trekking, il Village Trail (sentiero W18) che si snoda attraverso i villaggi di Ash Shirayah, Al Ayn e Al Aqor, dove si trovano i terrazzamenti per la coltivazione delle rose damascene dai cui petali viene ricavata l’acqua di rose, prodotto tipico della regione. Anche se non è il periodo migliore per vedere la fioritura, che avviene principalmente nei mesi di marzo ed aprile, camminiamo per circa tre ore tra terrazze di piante di rose, ulivi secolari e piccole aiuole dove cresce l’erba utilizzata come foraggio per gli animali. Ritornati alla macchina, ci portiamo al villaggio abbandonato di Wadi Bani Habib, ormai ridotto a un cumulo di suggestive macerie, rimaste a testimoniare un passato agricolo fiorente e terminata la visita scendiamo con cautela da Jebel Akhdar, per fare ritorno a Nizwa, antica capitale omanita, che per secoli è stata un importante crocevia delle rotte carovaniere che provenivano dal deserto e si dirigevano verso il mare.
Giovedì 15 febbraio - Di primo mattino ci dirigiamo nuovamente a Birkat al Mouz, che avevamo attraversato ieri, per ammirare la moschea, il castello e l'antico sistema di irrigazione del Falaj Al Khatmain, utilizzato ancora oggi. Quindi a piedi, raggiungiamo il vecchio villaggio disabitato ormai in rovina situato ai margini di un lussureggiante palmeto, dove assistiamo ad una scena, qui usuale, ma per noi nuova: quella di un uomo che a piedi nudi, si arrampica su un'alta palma da dattero per recidere, con una roncola, i grandi fiori gialli, che abbiamo poi visto in vendita nel suq, e che vengono utilizzati per l'impollinazione. Alle 10.30 ci spostiamo a Nizwa: la prima sosta è per vedere un altro imponente sistema di irrigazione, il canale Falaj Daris, ulteriore testimonianza dell'ingegnosità degli antichi omaniti nel gestire le risorse idriche. Ci immergiamo quindi nell'atmosfera del suq, un labirinto di negozi che espongono spezie aromatiche, datteri e altri prodotti tipici locali, oltre ad oggetti di artigianato in argento e in rame e prodotti tessili. Giriamo fino alle 12.15 quando una parte del suq chiude; noi ne approfittiamo per spostarci in auto a Maidan Al Bashayer dove si trova un importante impianto per le corse dei cammelli. Riusciamo ad assistere ad una di queste competizioni profondamente radicate nella cultura beduina, una gara sulla distanza di dodici chilometri, che seguiamo come fanno gli omaniti, percorrendo in auto l'anello esterno alla pista, vivendo così un’esperienza unica ed autentica, in un contesto solitamente riservato agli uomini del posto. A pomeriggio inoltrato facciamo ritorno a Nizwa per ultimare il giro nel suq, visitando le zone che al mattino erano chiuse e per concludere la giornata con la visita al magnifico forte, uno dei più antichi ed imponenti dell'Oman, risalente al XVII° secolo e caratterizzato da una enorme torre circolare.
Venerdì 16 febbraio - Il venerdì a Nizwa è sinonimo di mercato del bestiame e pertanto alle 7.15 siamo al parcheggio antistante il suq dove però trovare uno stallo per il nostro mastodontico suv si rivela un’impresa ardua. L'ampio piazzale è gremito all’inverosimile di autocarri ed autovetture, così come affollata di allevatori provenienti da tutto l'Oman e da turisti, è l’area dedicata alle contrattazioni in cui gli animali vengono fatti sfilare sotto lo sguardo attento dei potenziali acquirenti. Giriamo per l’area mercatale, assistendo alle discussioni e alle animate contrattazioni per la compravendita di capre, pecore e bovini; una tradizione secolare ma allo stesso tempo, ancora uno spettacolo autentico e genuino. Prima di rientrare in albergo per recuperare i bagagli, ci facciamo un giro nell’altrettanto colorato suq dei prodotti ortofrutticoli, per poi spostarci a Jabreen, dove visitiamo il castello, risalente al 1670, considerato uno dei più belli e meglio conservati dell'Oman: un bellissimo palazzo residenziale, molto esteso e disposto su più piani, con sale finemente arredate e soffitti decorati, un tempo abitato dall'Imam e dalla sua famiglia, che fungeva da centro di istruzione in tempo di pace e da bastione difensivo in caso di guerra. Proseguiamo fino ad Al Ayn, dove ci rechiamo a vedere le tombe ad alveare risalenti al III° millennio a.C., i cui tumuli funerari, costruiti con pietre a secco, si stagliano sullo sfondo della falesia del Jebel Misht. Proseguiamo poi per Bahla per vedere dall’esterno l’enorme forte e dove facciamo anche un breve giro per il suq, dove però quasi tutte le attività sono chiuse essendo oggi venerdì. Concludiamo la giornata spostandoci a Misfat Al Abreyeen, pittoresco villaggio abbarbicato sulle pendici della montagna, caratterizzato da edifici dall’architettura tradizionale, costruiti con pietre e fango, che ammiriamo passeggiando per gli stretti vicoli che portano ai terrazzamenti coltivati sparsi all’interno dell’oasi attraversata dai falaj, gli antichi e tradizionali canali per l’acqua che si snodano tra palme da dattero, banani ed orti.
Sabato 17 febbraio - Dalla guest-house in cui abbiamo alloggiato situata in una zona panoramica di fronte all’oasi, raggiungiamo nuovamente Misfat Al Abreyeen, villaggio che deve il suo nome alla tribù degli Al Abri. Entrati nel borgo, che di primo mattino troviamo quasi deserto, scendiamo verso una vasca naturale utilizzata dai ragazzi del paese come piscina, dove iniziamo la nostra camminata lungo il sentiero W9, che attraversa il palmeto e sale verso le sorgenti del wadi; sopra di noi, sulle pareti rocciose della montagna si intravedono le antiche torri di guardia, ora in rovina, che un tempo servivano per controllare la valle. Camminiamo sui bordi dei falaj, per circa un chilometro, fino a raggiungere il letto del fiume. Ritornati al villaggio decidiamo di modificare il programma odierno e di raggiungere nuovamente Al Bashayer per assistere alla giornata conclusiva dell'Arabian Camel Race Festival. Vi arriviamo intorno a mezzogiorno e subito notiamo un continuo ed imponente afflusso di gente, assai più numerosa rispetto a giovedì. In breve tempo, la tribuna si riempie: da una parte gli uomini, dall'altra le donne, separati come esige la tradizione locale. A noi, unici turisti, grazie alla disponibilità di uno dei responsabili dell’organizzazione viene consentito di entrare insieme ai giornalisti nel recinto, sorvegliato dalla polizia, per assistere alla preparazione dei cammelli per le gare che poi seguiamo da bordo pista. Tre, quelle in programma che vengono disputate da cammelli senza fantino; al suo posto, un sofisticato meccanismo radiocomandato che permette di azionare una leva di plastica che roteando funge da frustino. Coreografico anche l’intervallo tra una gara e l'altra, grazie alle esibizioni di un gruppo di militari che, accompagnati da musiche tradizionali, eseguono danze beduine roteando in aria spade e fucili.
Domenica 18 febbraio - Lasciamo Al Hamra con destinazione Ghul, punto di accesso per esplorare l'area di Jebel Shams. Vorremmo inoltrarci nella gola percorrendo il wadi Al Nakhr, ma riusciamo a percorrere solamente un chilometro, avendo la pioggia dei giorni scorsi reso inagibile la pista che risale il letto del wadi, a causa di grossi sassi che trasportati a valle dalla furia della piena, ora impediscono il passaggio. Decidiamo quindi di proseguire verso Jebel Shams utilizzando la strada di montagna che si inerpica lungo le pendici della "Montagna del Sole", che con i suoi 2900 metri è la cima più alta dell'Oman, e che porta ad una spettacolare gola, profonda oltre mille metri, il Wadi Ghul, meglio conosciuto come il Gran Canyon dell'Oman. La nostra meta è Al Khitaym, minuscolo borgo dove ha inizio il trekking di Balcony Walk, un sentiero (W6) che si snoda lungo il bordo del canyon, offrendo sin da subito incredibili vedute panoramiche. Iniziamo la nostra escursione percorrendo un disagevole tratto in pendenza con scalini di sassi e pietre, per poi proseguire lungo un falsopiano intervallato da brevi tratti sassosi per raggiungere dopo un paio d’ore una cascata, che noi troviamo asciutta, con i ruderi di un antico villaggio abbandonato aggrappato alla parete rocciosa. Dopo una breve sosta per ammirare il panorama, iniziamo il cammino di ritorno, quasi interamente in salita, con la parte più dura e faticosa al termine del percorso. Alle 14 siamo nuovamente al parcheggio ed in auto ci rechiamo ad un altro punto panoramico per un'ultima spettacolare vista sul canyon, prima di scendere nuovamente a valle. Ci fermiamo a Ghul, dove ci addentriamo nel palmeto per visitare le rovine del vecchio villaggio ed infine ritorniamo ad Al Hamra, per vedere la parte più antica del villaggio, considerato uno dei più vetusti del sultanato, con le caratteristiche abitazioni in mattoni di fango a due e tre piani, in parte diroccate.
Lunedì 19 febbraio - Percorriamo oggi, una delle strade più scenografiche di tutto l’Oman. Conosciuta come Wadi Bani Awf, è una pista che attraversa le montagne dell'Hajar, le cui vette raggiungono i 3000 metri tra panorami incorniciati da picchi rocciosi, pareti strapiombanti, sperduti villaggi aggrappati ai pendii e percorribile solo con mezzi fuoristrada. Dopo un primo tratto asfaltato che si inerpica gradualmente fino al punto panoramico situato al culmine della salita di Sharfat Al Alamayn da cui si gode una vista spettacolare, ci avventuriamo lungo la pista sterrata che si inoltra verso il massiccio del Jebel Akhdar. Ci troviamo subito ad affrontare una discesa ripidissima, dal fondo molto dissestato, una condizione che sarà una costante per quasi tutta la sua lunghezza. Le forti piogge degli ultimi giorni che hanno infatti scavato il fondo stradale, reso percorribile dall’opera di un Caterpiller, ma che tuttavia presenta ancora tratti assai accidentati, con stretti tornanti che si snodano tra orridi e canyon vertiginosi. Ci fermiamo all'ingresso dello Snake Canyon, che riusciamo a percorrere a piedi, solo per un centinaio di metri prima di essere bloccati da una grossa e profonda pozza d'acqua che rende impossibile il passaggio. In auto proseguiamo fino al pittoresco villaggio di montagna di Balyd Sayt, dove facciamo un giro a piedi per il minuscolo borgo, un'oasi con palme e terrazzamenti con orti coltivati, che ci appare quasi deserto, per poi dirigerci sulla pista a tratti molto sconnessa, tra paesaggi di una bellezza selvaggia, fino all’imboccatura del Little Snake Canyon. Anche qui proviamo ad addentrarci nella gola, ma troviamo troppa acqua ed enormi massi difficili da oltrepassare, che ci costringono a desistere. Ritornati all’auto, proseguiamo verso fondovalle lungo la pista che snodandosi quasi in piano, nel letto asciutto del fiume, va a ricollegarsi alla strada asfaltata. Usciti dal Wadi Bani Awf raggiungiamo Rustaq, dove ci rechiamo a vedere l’imponente forte, che purtroppo, troviamo circondato da impalcature e chiuso al pubblico, essendo in fase di restauro, per poi spostarci al vicino santuario dell'Imam Ahmed bin Said al-Busaidi, un piccolo tempio situato nella parte vecchia della città tra ruderi di antiche case. Essendo solo metà pomeriggio, decidiamo di proseguire e dopo un primo tratto asfaltato, affrontiamo la ripida salita sterrata che da fondovalle consente di raggiungere, sul fianco della montagna, il piccolo villaggio di Wakan. Decidiamo di fare una camminata fino al belvedere, da cui si ha una bella veduta sull'intera vallata sottostante già in ombra e purtroppo velata dalla foschia, ma con l’anfiteatro delle montagne circostanti ancora illuminate dai raggi del sole. Scesi nuovamente in pianura, dopo un tratto di strada normale, ritroviamo l'autostrada; transitiamo per Nakhal, cittadina dove non ci sono hotel ed in cui torneremo domani, per dirigerci alla più turistica Barka.
Martedì 20 febbraio - Di primo mattino ci dirigiamo al porto, al moderno mercato del pesce. Non è particolarmente animato ma abbiamo comunque modo di assistere ad un'interessante vendita all’asta, durante la quale il battitore, utilizzando un bastone indica e solleva il pescato, mettendo così in vendita tonni e diverse altre qualità di pesce ai possibili acquirenti. Molto più colorato e vivace è il mercato di frutta e verdura che si tiene sulla spianata che separa il porto dal vecchio forte che ammiriamo dall'esterno. Poi, percorrendo la strada costiera, che costeggia spiagge in cui sono numerose le baracche con le attrezzature dei pescatori, ci dirigiamo verso l'interno. La nostra prima tappa è l’imponente forte di Al Hazm, a cui fa seguito il palmeto e la piccola oasi del villaggio di Ain Al Thawarah, caratterizzato da sorgenti di acqua sulfurea calda che sgorga direttamente dalla roccia. Ci portiamo quindi al vicino forte di Nakhal, una struttura magnifica ed imponente, splendidamente restaurata. Lo visitiamo, girando per le sue corti interne in cui sono presenti speroni di roccia, essendo stato edificato su una collina rocciosa da cui domina il paesaggio. Al termine della visita, utilizzando l'autostrada con quattro corsie per senso di marcia, ci dirigiamo verso Muscat, fermandoci ad Al Wasit, dove facciamo lavare l’auto prima di entrare nella capitale.
Mercoledì 21 febbraio - Usciamo a piedi per andare a visitare la bianca moschea di Al Ameen, che ieri sera abbiamo potuto ammirare, illuminata da una luce viola, nella sua spettacolare e suggestiva veste notturna. Costruita tra il 2008 ed il 2014 è interamente rivestita in marmo bianco; anche l'interno si rivela molto bello, con uno stile e una ricchezza decorativa che ricordano, la magnificenza della Grande Moschea del Sultano Qaboos. Ripresa l'auto, ci dirigiamo verso il centro della città, al mercato del pesce di Mutrah; essendo un giorno infrasettimanale, lo troviamo poco affollato rispetto alla nostra visita precedente. Approfittando delle ore più calde della giornata, decidiamo di visitare il Museo Bait Al Zubair, che offre un interessante spaccato della cultura e della storia omanita; esauriente e ben curato, spazia dall'artigianato alle tradizioni, dalla storia all'architettura. Visitiamo le diverse costruzioni che compongono il complesso museale: in una è ospitata una rassegna di fotografie sia storiche che contemporanee, mentre in un altro palazzo sono esposti oggetti ed arredi del passato. L'edificio principale del museo, Bait Al Bagh, un tempo abitazione dello sceicco Al Zubair, è invece dedicato alle diverse tribù ed alle etnie che popolano il paese ed illustra in modo dettagliato l'abbigliamento tradizionale, i gioielli, le armi, gli usi ed i costumi sia maschili che femminili. In ultimo, vediamo anche il palazzo Bait Al Dalaleel, fedele ricostruzione di una vecchia abitazione locale, completa di arredi e degli utensili utilizzati un tempo nelle abitazioni omanite; un’ulteriore opportunità per immergersi e comprendere lo svolgimento della vita quotidiana nell'Oman di una volta.
Giovedì 22 febbraio - Dopo aver preparato i bagagli e lasciato l'hotel, ci dirigiamo lungo la strada costiera in direzione di Seeb. Costeggiamo il litorale caratterizzato da numerosi insediamenti con ricoveri per le barche utilizzate dai pescatori, testimonianze di un'attività costiera ancora molto radicata, che contrastano con gli edifici della moderna e lussuosa marina di Al Mouj Muscat, situata nei pressi dell’aeroporto internazionale, dove riconsegniamo agli uffici della Europcar, la Chevrolet Tahoe noleggiata. Ci trasferiamo quindi al terminal delle partenze e dopo aver effettuato il check-in, attendiamo le 15.30 per imbarcarci sul volo diretto a Khasab, la principale città della penisola del Musandam, enclave omanita situata all'estremità settentrionale della penisola arabica, affacciata sullo strategico stretto di Hormuz che la separa dall'Iran e che non ha una continuità territoriale con il resto del paese, essendo divisa dagli Emirati Arabi. Il volo è breve, trentacinque minuti, percorsi ad una quota relativamente bassa, circa seimila metri, che ci offre vedute spettacolari sulle coste frastagliate dell'Oman e degli Emirati Arabi Uniti. All'aeroporto di Khasab troviamo ad attenderci un autista inviato da Eldho, il nostro contatto locale, per portarci nella casa dove abbiamo affittato una camera per le prossime notti. Sistemati i bagagli, usciamo a piedi e ci rechiamo dapprima nel piccolo centro della cittadina e poi al forte, situato vicino al porto. Facciamo quindi ritorno alla Villa, dove alle 21 ci viene consegnato il fuoristrada Nissan Pathfinder che avevamo chiesto a Eldho di procurarci per l'escursione dell'indomani.
Venerdì 23 febbraio - Con il Nissan decisamente "vissuto", avendo già percorso ben 230.000 chilometri e procuratoci da Eldho, partiamo alla scoperta dell'aspro entroterra montuoso del Musandam. La prima destinazione è il punto panoramico di Khor Najd, dove si ha una vista spettacolare su una delle più belle insenature della regione. Dopo essere scesi alla spiaggia utilizzata dai pescatori per tirare in secca le loro barche, ritornati sulla strada principale, imbocchiamo la pista sterrata ben tenuta e recentemente spianata dai bulldozer, che presenta però tratti molto ripidi ed impegnativi, che si inerpica verso il complesso montuoso di Jebel Al Harim, che con i suoi 2087 metri è la montagna più alta del Musandam. Iniziamo con affrontare una prima montagna, a cui fa seguito una ripida discesa che ci conduce in una piana sorprendentemente verdeggiante, per poi affrontare una seconda serie di montagne, sulla cui cima si trova una base militare dell'aeronautica a cui segue una lunghissima e tortuosa discesa verso una vasta valle alluvionale, attraversata da più wadi, dove sorge un piccolo insediamento urbano. Infine, ci attende un'ulteriore ripidissima salita ed un altrettanto ripida discesa, per raggiungere a fondovalle il wadi che conduce al mare ed al villaggio di Leema. Un percorso interamente sterrato, intervallato da due brevi tratti asfaltati, uno nella piana intermedia e l'altro nella parte terminale, poco prima di giungere sulla costa. Ci rechiamo al piccolo porto di Leema ed alla spiaggia, come sempre quasi deserta, per poi prepararci a rifare in senso contrario l'intera, impegnativa strada percorsa all'andata, tra paesaggi montani di una bellezza aspra e selvaggia, con valli rocciose profondamente erose, qualche pascolo e sporadiche piantagioni. Anche i panorami sono fantastici, purtroppo velati da una fastidiosa foschia, che non ci permette di ammirarli al meglio. Nel tardo pomeriggio siamo nuovamente a Khasab; ci rechiamo al porto, dove sono ormeggiati i numerosi dhow utilizzati dalle agenzie locali per le escursioni turistiche nei khors, le insenature rocciose simili ai fiordi. Riconsegniamo il fuoristrada e dopo aver cenato in un ristorante in centro città, facciamo ritorno a piedi alla nostra sistemazione.
Sabato 24 febbraio - Facciamo un giro a piedi nelle vie intorno alla Villa in attesa che alle 9.30 Eldho ci venga a prendere per portarci al porto. Abbiamo programmato di trascorrere una giornata a bordo di un dhow e di effettuare un’escursione che prevede la navigazione nei khors, le profonde insenature dalle cui acque cristalline che ospitano una ricca fauna marina si ergono pareti verticali alte anche qualche centinaio di metri. Lasciato il porto, navighiamo nel braccio di mare che costeggia il promontorio roccioso di Jabal Shamm dove abbiamo la fortuna di vedere una prima coppia di delfini. Quindi superato il promontorio di Ras Khan puntiamo verso Ras Jazirah, habitat naturale di colorati pesci tropicali e da cui possiamo vedere da lontano, i piccoli villaggi di Nadifi e Sibi. Facciamo una sosta anche a Ras Ahmar Dabshun promontorio roccioso a forma di testa di serpente dove nel tratto di mare antistante vediamo nuotare alcuni piccoli squali, per fare poi rotta verso Telegraph Island, minuscola isola che ospitò nel XIX° secolo una stazione telegrafica britannica, parte della linea che collegava l’India all’Inghilterra. Dopo aver visto un’altra coppia di delfini a pomeriggio inoltrato facciamo ritorno a Khasab ed una volta a terra ci rechiamo a piedi a vedere il forte portoghese ed il forte Al Makzera situato vicino al palmeto in quella che una volta era la città vecchia.
Domenica 25 febbraio - Con un’auto a noleggio, una piccola berlina di produzione cinese che ci hanno consegnato ieri sera, ci dirigiamo lungo la costa percorrendo l’unica strada asfaltata del Musandam, quella che porta al confine con gli Emirati Arabi Uniti. Ci fermiamo a Bukha piccolo villaggio costiero, per vedere sia il forte di Al Qalaa situato su una collina che domina l'abitato, che il forte eretto nel XVII° secolo, lungo la costa all’imboccatura dello stretto di Hormuz. Ritornati sui nostri passi ci fermiamo a vedere una vecchia masjid ma la pista sterrata che scende verso il mare non è percorribile con la nostra auto, pertanto ci incamminiamo verso la vecchia moschea abbandonata, trasformata in ricovero per capre. Un vero peccato perché il posto grazie alla posizione isolata ed alla vista sul mare, è bello e suggestivo. Risaliti all’auto, percorrendo un'altra strada sterrata, saliamo verso il Sunset viewpoint; purtroppo il tempo non è dei migliori, nuvole basse e cielo grigio, appiattiscono i colori e limitano la visibilità. Comincia anche a piovere, evento piuttosto raro da queste parti e ritornati a Khasab, decidiamo di percorrere, questa volta verso l'interno, l'unica altra strada asfaltata della penisola che termina nel piccolo, isolato e deserto villaggio di Sal Al Ala.
Lunedì 26 febbraio - Alle 7.30 Eldho si presenta puntuale con la sua auto presso la Villa per accompagnarci all'aeroporto. Effettuato il check-in prendiamo il volo per Muscat previsto per le 9.30 e dopo un breve e tranquillo volo, atterriamo nella capitale omanita. Recuperati i bagagli, ci dirigiamo nuovamente al banco dei check-in per espletare le formalità per il volo intercontinentale di Oman Air diretto a Milano previsto per le 14.15. Partiamo con mezz’ora di ritardo; un ritardo che ci accompagnerà fino all'arrivo a Malpensa dove atterriamo alle 18.45 concludendo così un viaggio che ci ha regalato oltre a paesaggi fantastici, un'immersione profonda in una cultura ricca di storia e tradizioni.
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